Araldi del Vangelo

9 mag 20199 min

San Pancrazio di Roma

La soprannaturale fermezza di un giovane cristiano

Con una sorprendente forza d’animo, un adolescente sfidava il detentore del più grande potere temporale dell’epoca. Non erano due uomini a confrontarsi, ma due credenze. Era il Corpo Mistico di Gesù Cristo che affrontava il paganesimo!

Pierre Corneille, famoso drammaturgo francese del XVII secolo, nella sua tragicommedia Le Cid, fa dire al personaggio centrale, Don Rodrigo: “Sono giovane, è vero, ma per le anime ben nate il valore non aspetta il numero di anni”.1

Questa bella e sublime affermazione descrive bene lo stato d’animo di un Santo che, ancora nell’infanzia, suggellò con il proprio sangue la Fede che aveva abbracciato e il cui nome significa, in greco, “l’invincibile, il vittorioso, il completo vincitore”:2 San Pancrazio.

Primi contatti con i discepoli di Gesù

Nacque in Frigia, in Asia Minore, intorno al 289, e sebbene la sua memoria si sia affievolita con il passare del tempo, non c’è dubbio della devozione da lui risvegliata nella Chiesa dei primi secoli, perché il suo nome e la data del suo martirio già figuravano nel Martirologio Geronimiano, nei Sacramentari Gelasiano e Gregoriano, così come in altri testi antichi.3

La famiglia in cui venne al mondo era ricca e molto retta, nonostante fosse pagana. Sua madre, Ciriada, morì nel darlo alla luce, e quando il nostro martire aveva solo otto anni, anche suo padre, Cleonio, lasciò questa vita. Prima di morire, però, lo consegnò alle cure del fratello Dioniso, che diventò tutore di suo nipote e si impegnò a dargli un’eccellente educazione.

Nell’intento di allontanarlo dai dolorosi ricordi della perdita dei genitori e di dargli l’opportunità di conoscere altri parenti, intorno al 299 lo zio decise di portarlo all’Urbe, centro della cultura e delle scienze del tempo, dove avrebbe potuto, inoltre, “prepararsi ad una carriera militare o politica”.4 La Provvidenza, però, gli riservava lì beni assai più preziosi: “La verità del Vangelo, il Battesimo e la corona del martirio”.5

La nave su cui viaggiavano fece scalo in varie città portuali della Grecia e della Penisola Italica, alla vista delle quali gli orizzonti di Pancrazio si allargavano: il mondo era molto più grande di quanto immaginasse! Ad un certo punto il bambino si sorprese nel vedere un gruppo di ragazze e ragazzi in catene, venduti come schiavi. I loro volti erano sofferenti e sembravano non aver fatto male… Stupito da uno spettacolo così triste, Pancrazio vide avvicinarsi ai prigionieri uno che diede loro cibo e vestiti; suo zio gli spiegò che quell’uomo doveva essere un cristiano, la cui religione considera la schiavitù un’ingiustizia.

Osservando i passeggeri della nave, vide che alcuni di loro, al tramonto, prendevano il pasto insieme, poi ascoltavano una lettura, pregavano, tracciavano su di sé il segno di una Croce, davano manifestazioni di volersi molto bene e aiutavano i passeggeri più bisognosi. Dionisio li identificò come discepoli di Gesù Cristo, che morì a Gerusalemme e, secondo loro, fu risuscitato, salendo al Cielo e facendoSi presente attraverso lo Spirito, nei suoi discepoli.

Pancrazio desiderò sapere qualcosa di più su queste persone e, rendendosi conto dell’ammirazione dello zio per loro, gli chiese di raccontargli di Gesù, della sua vita e dei suoi insegnamenti. Dionisio, però, si sottrasse, raccontando solo che in gioventù visse a Roma e lì ebbe amici cristiani, molti dei quali furono condannati a morte dall’imperatore Valeriano, insieme a Sisto II, il Sommo Pontefice di allora, e al famoso Diacono Lorenzo. Quando tornò in Frigia, aveva perso tutti i contatti con loro, ma gli assicurò che giungendo nella Città Eterna, non avrebbe perso l’occasione di incontrarli.

Zio e nipote si fanno cristiani

Finalmente, sbarcarono ad Ostia e si diressero verso il sud dell’Urbe, dove si trovava il palazzo di famiglia, nell’elegante quartiere del Monte Celio, uno dei sette colli su cui era stata fondata.

Roma era una delle città più attraenti del mondo antico. Possedeva scuole di retorica, filosofia, medicina, arte e artigianato. E, siccome nell’immaginario romano non mancavano gli dei, era piena di templi. I sacerdoti pagani, tuttavia, vedevano con preoccupazione la diminuzione del numero dei loro fedeli, nella stessa proporzione in cui aumentava quello degli adoratori di Cristo!

Vedendo crescere nel cuore di Pancrazio l’aspirazione a conoscere i discepoli di Gesù, suo zio cercò di informarsi sulle persone più di rango tra loro, sul luogo dove si riunivano e su quale fosse il momento più opportuno per prendere contatto con loro.

Marcellino, ventinovesimo successore di Pietro, era il Pontefice dell’epoca. Devoto, pio e casto, aveva ampliato il più importante cimitero cristiano di Roma, la catacomba di San Callisto, e lì costruì tombe per sé e per la sua famiglia, evidenziando il periodo di pace in cui vivevano i seguaci di Gesù. Questo, tuttavia, non sarebbe durato a lungo…

Dionisio e suo nipote furono condotti da lui. Il Papa li accolse con benevolenza e li introdusse nel catecumenato Incantato da ciò che veniva ogni giorno a conoscere del Signore Gesù e del suo Vangelo, Pancrazio sentiva che le sue aspirazioni più profonde venivano esaudite, ed era sempre più inorridito dall’idolatria dei Romani.

Il Pontefice non risparmiava alcuno sforzo per catechizzarli e insegnava loro a servirsi dei suoi abbondanti beni per moltiplicare le opere di misericordia. Zio e nipote impararono così quanto i cristiani devono amarsi e aiutarsi reciprocamente nelle loro necessità.

Terminato il periodo preparatorio, ricevettero il Battesimo con ammirevole devozione e fervore, “probabilmente nella Pasqua del 301”,6 diventando membri stimatissimi del Corpo Mistico di Cristo, ora arricchito di questi due eroi che avrebbero presto rivelato la qualità delle loro anime, ottenendo per la Chiesa militante un grande trionfo.

Comincia la persecuzione in Oriente

Nell’anno 285, Diocleziano aveva diviso l’Impero Romano in due parti. Riservò a sé quella dell’Oriente, con capitale a Nicomedia, attuale Izmit in Turchia, e affidò a Massimiano quella dell’Occidente con capitale a Milano. Entrambi i governanti avevano il titolo di “Augusto” e si sostenevano nell’esercizio delle loro funzioni, anche se Diocleziano aveva il primato.

Qualche anno dopo, intorno al 293, la diarchia divenne una tetrarchia: Costanzo Cloro fu nominato “Cesare” da Massimiano, e Diocleziano fece lo stesso con Galerio in Oriente. Questo modo di organizzare il potere – due imperatori “Augusto” e due “Cesari” ad essi subordinati – permetteva di dividere l’Impero in quattro regioni, facilitando le operazioni militari.

A Galerio toccò governare la regione balcanica. Ferreo pagano, professava un’ostilità assoluta contro tutte le religioni monoteistiche, in particolare contro il cristianesimo, e dopo qualche tempo riuscì a convincere Diocleziano, un po’ meno intollerante, a porre fine alla Religione di Cristo.

Il 23 febbraio 303 venne proclamato il primo editto imperiale che imponeva pesanti pene ai cristiani nel caso non abiurassero la loro Fede. In esso si proibivano le riunioni, si prescrivevano la distruzione dei luoghi di culto e l’incendio dei libri sacri. Le pene comprendevano la confisca dei beni, la perdita di cariche e privilegi e la prigione per i funzionari dello Stato. Già il giorno dopo, fu bruciata la primitiva chiesa cristiana vicino al palazzo imperiale, dando inizio ad una sanguinosa persecuzione in tutto l’Oriente.

Mesi dopo, una rivolta in Siria e due tentativi di dare fuoco al palazzo imperiale di Nicomedia offrirono a Galerio il pretesto per accusare nuovamente la Chiesa e indurre Diocleziano a pubblicare un secondo editto, più rigoroso del precedente.

Essendo le prigioni sovraffollate, Diocleziano promulgò un terzo editto, con il quale concedeva la libertà a coloro che avessero abiurato e condannava alla pena capitale coloro che rimanevano fedeli a Cristo. E poiché era il massimo esponente nella tetrarchia romana, i suoi ordini avevano validità in tutto l’Impero, pertanto anche a Roma, dove presto cominciarono le denunce contro i cristiani.

Implacabile caccia ai cristiani

Diocleziano si recava raramente a Roma perché sapeva che i Romani non lo perdonavano per aver cambiato la capitale dell’Impero… E’ indubbio che lì vi rimase per un mese alla fine del 303, su invito di Massimiano, per ricevere gli omaggi per i suoi vent’anni di governo.

Pancrazio e suo zio assistettero alla sfilata trionfale dei due imperatori, seduti su imponenti troni in cima ad un carro trainato da quattro elefanti, seguiti da un corteo composto da nemici vinti, trofei di guerra, portabandiera, ufficiali delle legioni vittoriose e magistrati. Il popolo, a bocca aperta per tanto fasto, applaudiva.

Allo stesso tempo cominciò, con una rabbia implacabile, la caccia ai cristiani. Dionisio e Pancrazio non appartenevano al clero e non avevano una particolare rilevanza come laici. Nonostante ciò, nella primavera del 304, un ufficiale giudiziario, con una scorta di soldati, si presentò nel palazzo del Monte Celio, portando l’ordine di detenzione per entrambi. Erano stati denunciati come seguaci di Cristo e benefattori della sua Chiesa.

Di fronte al tribunale si comportarono con la dignità di figli di Dio. Alla prima udienza, aperta al pubblico, il giudice chiese se era vera l’accusa ed essi risposero con fierezza: “Siamo cristiani!”7

Ben consapevole del contenuto dei decreti imperiali, che prescrivevano pene molto severe per coloro che non bruciavano incenso agli dei, Dionisio dichiarò che essi erano ingiusti e riaffermò la sua Fede. La sentenza fu immediata: per empietà e ostilità verso l’imperatore fu condannato alla decapitazione.

Due credenze che si affrontano

In seguito il giudice si rivolse a Pancrazio e, vista la sua giovane età e la sua condizione sociale, si sentì insicuro. Sospettando che egli manifestasse convinzioni cristiane solo per influenza dello zio, decise di sospendere l’udienza e di sottoporre il caso allo stesso Diocleziano.

La mattina del 12 maggio Pancrazio fu condotto alla presenza dell’imperatore. Impressionato dal suo aspetto nobile e giovanile, lo trattò inizialmente con benevolenza. Gli ricordò come i suoi genitori avessero prestato culto agli dei, sostenne che i cristiani costituivano una setta ostile all’Impero e lo esortò a sfruttare la sua nobiltà e ricchezza per conquistare una prestigiosa funzione. Poteva ricevere molti onori, godersi la vita, insomma, essere felice… tutto quello che doveva fare era abiurare la sua Fede.

Senza la minima esitazione, Pancrazio rispose che non l’avrebbe mai fatto. Diocleziano tentò di intimidirlo con le pene previste per i trasgressori: sequestro dei beni, condanna ai lavori forzati o alla pena di morte. Preso da una forza soprannaturale, però, il giovane riaffermò che si sarebbe mantenuto sempre cristiano.

Scena emozionante: con una sorprendente forza d’animo, un adolescente sfidava il detentore del maggiore potere temporale dell’epoca, che poco prima aveva visto entrare a Roma con tanto apparato! Non erano due uomini che si affrontano, ma due credenze. Era il Corpo Mistico di Gesù Cristo che affrontava il paganesimo! Assunto dalla forza comunicata da Lui alla sua Chiesa, Pancrazio si comportava come se fosse lei stessa; per mezzo delle sue labbra parlava la Sposa Mistica dell’Agnello, contro la quale non prevarranno mai le porte dell’inferno!

Grandi miracoli si operano presso il suo tumulo

Basilica Minore di San Pancrazio, a Roma

Diocleziano rimase ammirato di fronte a tale fermezza, così come Pilato era rimasto insicuro di fronte a Gesù nel Pretorio, ma il suo orgoglio non gli permetteva di riconoscere l’evidenza. Umiliato e vinto nel tentativo di spezzare la fede e la gioia di un giovane di soli quattordici anni, l’imperatore lo condannò a morte. La sera dello stesso giorno, Pancrazio fu decapitato nella via Aurelia.

Una illustre patrizia cristiana, Ottavilla, assistette all’esecuzione, fece trasportare la testa e il corpo del martire in una vicina catacomba, profumati con balsamo e avvolti in un prezioso lino. Coronato in Cielo con le glorie dell’innocenza e del martirio, Pancrazio fu considerato un santo sulla terra fin dal suo seppellimento. Un’iscrizione latina segna il luogo dell’esecuzione: “Hic decollatus est Sanctus Pancratius – Qui fu decapitato San Pancrazio”.8

Cose meravigliose e grandi miracoli cominciarono a operarsi presso al suo sepolcro o a contatto con le sue reliquie. Meno di due secoli dopo, Papa Simmaco fece costruire sul luogo della tomba una chiesa, oggi intitolata Basilica Minore di San Pancrazio. La devozione nei suoi confronti si diffuse in tutto il mondo, soprattutto in Italia, Francia, Spagna e Inghilterra, dove, alla fine del VI secolo, Sant’Agostino di Canterbury trasformò un antico tempio pagano in un monastero, il cui patrono è San Pancrazio. Questo convento diede il nome a un’importante stazione ferroviaria londinese: Saint Pancras.

L’atteggiamento nobile, impavido e coerente di Pancrazio penetrò a fondo negli animi dei suoi contemporanei, rafforzando alcuni e trasformando altri. Con l’innocenza di un figlio così valente, la Chiesa manifestava la propria innocenza; la sua forza, al di sopra della debolezza del giovane; la sua veridicità, con la determinazione della volontà del martire. Pancrazio moriva per la Chiesa, alla quale apparteneva per il Battesimo d’acqua, e la Chiesa si espandeva con il Battesimo di sangue di Pancrazio.

Sangue dei martiri, seme di cristiani

Colonna sulla quale fu decapitato e busto con le reliquie di San Pancrazio – Roma

Gli storici moderni stimano in quindicimila il numero di cristiani martirizzati durante il governo di Diocleziano. Agnese, Lucia, Sebastiano e Pancrazio sono sicuramente alcuni tra i più celebri. Paradossalmente, questa grande e ultima persecuzione ebbe un effetto opposto a quello desiderato dai suoi autori. Il sangue dei martiri è “seme di cristiani”,9 direbbe con tutta proprietà Tertulliano.

Invece di spegnere la fiamma dell’amore in Gesù Cristo, queste tremende brutalità fecero crescere l’ammirazione verso i campioni della Fede, sia nel cuore di coloro che erano già cristiani, sia di coloro che non erano battezzati, nelle cui menti le convinzioni pagane erano sempre più indebolite. Tanto in mezzo alle persecuzioni come nella libertà, l’odore soave di Gesù Cristo si diffondeva in ogni angolo dell’Impero Romano e le conversioni erano innumerevoli. A tal punto che, solo nove anni dopo il martirio di Pancrazio, gli imperatori Costantino e Licinio firmarono, nel 313, il famoso Editto di Milano, dando libertà alla Chiesa.

Il paganesimo antico fu screditato per sempre e fu sconfitto, come le tenebre della notte al risveglio dell’alba. È interessante ricordare che, a meno di un anno dalla morte di Pancrazio, Diocleziano, malato e debilitato, fu il primo imperatore a lasciare volontariamente l’incarico abdicando al trono. Pancrazio aveva vinto! Il futuro gli diede ragione con la vittoria del Cristianesimo, che divise la Storia in due epoche: prima e dopo Cristo.

1 CORNEILLE, Pierre. Le Cid. Acte II, Scène II. Paris: Augustin Courbé, 1639, p.23.

2 BURRAGATO, Giuseppe; PALUMBO, Antonio. Sulle orme di San Pancrazio, martire romano: culto, basilica, catacombe. Roma: OCD, 2004, p.20, nota 5.

3 Cfr. LEONI, Roberto. S. Pancrazio, martire romano del IV secolo. Roma: Chiesa di S. Pancrazio all’Isola Farnese, 1999, p.8-9.

4 PESENTI, Graziano. San Pancrazio, giovane martire romano. Gorle: Velar, 2013, p.10.

5 SAN GIOVANNI BOSCO. Vita di S. Pancrazio Martire. Torino: G. B. Paravia, 1856, p.13.

6 PESENTI, op. cit., p.17.

7 Idem, p.24.

8 Idem, p.26.

9 TERTULLIANO. Apologeticus. C.L: ML 1, 535.

Fonte:  Rivista Araldi del Vangelo – Maggio 2019