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Novena di Natale – Quinto giorno.



I Magi (recitare il 20 dicembre)

Le più antiche profezie annunciavano che la Legge del Signore sarebbe stata Maestra di tutte le genti: “Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore” (Is 2, 2-4).


Nei Salmi di Davide la profezia si profila ancora più chiara e concreta in riferimento alla gloria che il futuro Unto del Signore avrebbe ricevuto dai gentili: “I re di Tarsis e delle isole portino tributi, i re di Saba e di Seba offrano doni. Tutti i re si prostrino a lui, lo servano tutte le genti. Viva e gli sia dato oro di Arabia, si preghi sempre per lui, sia benedetto ogni giorno. In lui siano benedette tutte le stirpi della terra e tutte le genti lo dicano beato”. (Sal 72, 10-11;15;17)


Tali profezie erano di sicuro ben conosciute dalla Vergine Santissima e dal suo sposo verginale San Giuseppe. Entrambi intuivano che il Figlio di Dio incarnatosi nel seno di Maria sarebbe stato la benedizione di tutti i popoli del mondo, il governante che in nome di Dio avrebbe guidato le moltitudini alla salvezza.


C’erano altresì personaggi del lontano oriente, che vivevano immersi nel paganesimo ma non erano affatto pagani, anzi! Si tratta di misteriosi Magi che, guidati da una brillante stella, spuntano a sorpresa a Gerusalemme e mettono in subbuglio la città, il Sinedrio ed Erode per l’imponenza delle loro magnifiche carovane e per il sorprendente interesse sul Re dei Giudei che era appena nato.


È bello osservare la mano della Provvidenza che nel guidare le vie dei generosi Magi determina come prima cosa il loro incontro con l’antitesi del Messia, con quello che sotto certi aspetti potrebbe essere considerato un anticristo. In effetti, Gesù disse di Sé di essere la Verità, ed Erode era mendace; Gesù era il Principe della Pace, Erode un tiranno assassino; Gesù venne per portare gli eletti alla vita eterna, Erode pensava solo alla gloria e al potere di questo mondo; Gesù era santo e immacolato, Erode aveva le mani bagnate di sangue e di ogni sorta di crimini e di impurità; Gesù era il vero discendente di Davide, Erode un impostore; Gesù venne per dare le vita per le sue pecore, Erode invece era un lupo travestito da pastore che sfruttava il gregge per i suoi personali interessi.


Allora, occorre porsi la domanda: qual è il senso di tale disegno divino che antepone la conoscenza del male a quella del bene? La spiegazione più profonda si trova nel prologo del Vangelo di San Giovanni: “La Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1, 5). Solo sul telaio scuro del mistero del male si riesce a capire il senso più sublime della luce. Ecco perché ai Magi venuti dall’Oriente fu dato per prima cosa di conoscere l’anticristo, e solo dopo fu permesso loro di avvicinarsi a Gesù con trasporti di entusiasmo e di adorazione. Così succede anche ai nostri giorni. Le tenebre che avvolgono il mondo e il misterioso fumo che, penetrato da qualche fenditura, sembra appannare gli occhi della Chiesa militante non devono scoraggiarci. Sono lo scenario ideale per assistere allo spuntare della luce!


Perciò, superato l’incontro con Erode e con la città di Gerusalemme turbata dalla notizia della nascita del Messia – quando avrebbe dovuto essere l’esatto contrario! – i Magi ritrovarono la stella e giunsero ai piedi del vero Re. Allora, “entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2, 11). Ecco i primi gentili ad adorare il vero Dio fatto Uomo! Tale evento non sarebbe stato possibile se i loro cuori non fossero stati preparati da un’attesa contemplativa e vigilante, da un lungo cammino sotto la luce delle stelle e dall’incontro con il mistero del male, che alla fine sarebbe stato vinto grazie all’intervento dell’Angelo, giacché nell’avviarsi verso la loro patria, “avvertiti in sogno di non tornare da Erode” (Mt 2, 12), fecero ritorno per un’altra strada.


L’avventura dei Re Magi e il fascino del mistero che li circonda è al contempo profezia della salvezza universale portata al mondo da Cristo, annuncio della regalità universale di Gesù e prototipo della vita degli eletti, chiamati a scoprire la luce in mezzo alla lotta contro le tenebre, pur consapevoli che le tenebre non prevarranno!

Guardando avanzare i Re Magi nel presepe alla volta della grotta che anche noi possiamo imitarli nel cercare ogni giorno Cristo.





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