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Dei poveri è il Regno dei Cieli



Gesù è voluto nascere in condizioni così dure per mostrarci che, sia nella penuria, sia nel lusso, felici sono coloro che in Lui depositano la loro fiducia.


Dopo il peccato originale, molti difetti hanno contaminato la natura umana. Tra loro, l’egoismo, l’ambizione e la tendenza ad attaccarsi alle creature, causa della perdizione di tante anime. Come risolvere questo?


“Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (II Cor 8, 9). Lo stesso Figlio di Dio, con l’esempio della sua vita e la sua dottrina, ha insegnato al mondo come praticare la povertà, virtù tanto difficile da esser abbracciata dall’uomo e, forse per questo, frequentemente così male compresa…


Già nel Presepio il Salvatore, ancora un tenero bambinello, comincia ad “arricchirci con la sua povertà”, invitandoci a contemplarLo nella Grotta inospitale e fredda, dove un bue e un asinello Lo riscaldano col loro alito. Con incanto possiamo confermare che il Redentore, avvolto in panni e reclinato nella rustica mangiatoia, esalava il profumo di questa eccelsa virtù fin dal primo respiro della sua vita terrena.


Egli è voluto nascere in condizioni così dure per mostrarci che i beni materiali sono elementi secondari per chi Lo possiede, poiché, sia nella penuria, sia nel lusso, sono felici coloro che in Lui depositano la loro fiducia. E per evidenziare questo, completa con altri personaggi, oltre alla Madonna e a San Giuseppe, il quadro poveramente sublime della sua nascita.


Quali sono le prime persone che il Divino Infante accoglie nella Grotta? Dei semplici pastori. Non può limitarsi a una mera coincidenza il fatto di essere stati questi i primi a farGli visita. Essi sono stati scelti non a causa della loro modesta condizione economica o sociale, ma perché possedevano una preziosa credenziale per ottenere la predilezione di Dio: l’umiltà di cuore. Questi piccoli, realmente poveri, Egli li fa chiamare prima di qualsiasi altro, e lo fa in una maniera splendida, degna della sua infinita maestà: “Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce” (Lc 2, 9).

Ciò nonostante, ci sono stati anche altri invitati: i Magi che, venuti da terre lontane, hanno seguito la stella fino ad arrivare a Betlemme. “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2, 11). Davanti al Povero, per eccellenza, essi hanno aperto i loro preziosi regali; davanti al Re dei re e Creatore dell’universo, si sono prosternati rendendoGli un’affettuosa adorazione. E neppure hanno trovato strano il semplice aspetto del Bambino, poiché tra loro e Gesù c’era un tratto di profonda consonanza: erano poveri! Lui, Signore del Cielo e della Terra; essi, secondo una pia tradizione, re di vasti domini in Oriente. Le loro anime, però, non erano attaccate alle ricchezze materiali. Al contrario, scalavano vette più elevate!


Tanto i pastori quanto i Magi cercavano Dio e non se stessi, volevano adorarLo e non essere adorati, desideravano servirLo e non soddisfare i loro stessi interessi.

Ragione di averLo incontrato. Egli li ha attratti a Sé non perché avessero poche pecore o molti castelli, ma perché gli uni e gli altri erano semplici, privi di orgoglio e pieni di fede.


Sappiamo dunque anche noi essere poveri davvero, per ricevere così la fortuna inestimabile che il mellifluo San Bernardo ha saputo molto bene lodare cantando le grandezze del Bambino Dio: “Le fasce del Salvatore sono più preziose di tutta la porpora; e questo Presepio è più glorioso dei troni dorati dei re; più ricca, infine, è la povertà di Cristo di tutte le ricchezze e tesori. Infatti cosa può esistere di più ricco di una povertà e di più prezioso di una umiltà con cui si compra veramente il Regno dei Cieli e si acquisisce la grazia divina, come è scritto: ‘Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli’ (Mt 5, 3)?”.1


  1. SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE. Sermón IV en la Vigilia de la Natividad del Señor, n.6. In: Obras completas. Barcelona: Rafael Casulleras, 1925, vol.I, p.103.

Rivista Araldi del Vangelo Dicembre 2016 

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