Bethel era scomparsa! Mentre cercava aiuto, Anna sentì flauti, tamburi e voci che risuonavano di una gioia insolita. Cosa era successo?
Dicembre, i raggi del re degli astri riscaldavano i campi verdeggianti del Prato della Stella, dove pascolava un grande gregge di pecore guidato da una simpatica giovinetta di nome Anna. Figlia di Pietro, esperto pastore, aveva dodici anni, ma suo padre la istruiva nell’arte di condurre le pecore da quando ne aveva sette. Era alta, magra e portava il consueto velo sulla testa, a incorniciare il suo volto sempre allegro. Le piaceva indossare la sua tunica verde chiaro, con una fascia lilla intorno alla vita e un grembiule dello stesso colore del suo velo.
Ad Anna il lavoro non pesava. Conosceva ogni pecorella come il palmo della sua mano: sapeva che tipo di pascolo piaceva a ciascuna, incoraggiava quelle pigre, sapeva come farle camminare in fretta o come rallentare il passo, e le chiamava persino per nome. E il suo gregge non era piccolo: contava centododici capi, compreso l’ultimo nato, il cui nome era Bethel.
Da parte loro, le pecore conoscevano molto bene la loro diligente pastorella, sembravano capirla e la distraevano durante i lunghi pomeriggi passati nei campi.
Al rientro a casa, Anna radunava il gregge nell’ovile, assicurandosi che nessun animale mancasse.
Una volta, quando il sole si stava accomiatando lentamente cedendo il posto alle stelle, Anna cominciò la rivista della sua “truppa”:
— Agnus!
— Beee.
— Sarah!
— Bee-beee.
— Bethel!
Silenzio…
— Bethel? Bethel?! – non si udì nessun belato.
Questa pecorella avventurosa era solita allontanarsi dal gruppo alla ricerca di pietre e altri ostacoli che potesse saltare… E questa volta era andata troppo oltre.
“Bethel si è persa! Ho perso la mia pecorella più fragile… O Yahweh! Che cosa penserà papà? Sarà certamente amareggiato. E la piccola Bethel, nell’oscurità, sola, in balia dei lupi affamati…”, pensava Anna mentre correva con apprensione in cerca dell’aiuto di suo padre.
Ormai vicino a casa, Anna sentì flauti, tamburi e voci che risuonavano di una gioia inconsueta. “Che cosa è successo? Sarà che hanno trovato la pecorella smarrita?”
Entrando, notò che il posto era pieno di persone: c’erano pastori di varie regioni che si preparavano con entusiasmo per un viaggio, quando, a dir la verità, l’orario invitava a un agognato riposo… “Cosa può esserci di così importante?”, si interrogò la bambina, senza capire nulla.
— Anna! Alleluia! Sei pronta per l’incontro? Tutti ti stavamo aspettando.
Era Elisabetta, sua grande amica, che le si avvicinava.
— Incontro!? Sto cercando… – rispose la giovane pastorella.
— Sei per caso l’unica abitante di Betlemme che ignora la buona novella?
— Che buona novella?
— Anna, ecco che il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe ha avuto compassione del Suo popolo! L’Angelo del Signore ci è apparso dicendo: “Vi annuncio una grande gioia. Oggi nella città di Davide è nato un Salvatore, che è Cristo Signore”. Le promesse si sono compiute!
— È vero? L’ Atteso dalle nazioni è finalmente sceso sulla terra?
— Sì, e possiamo renderGli omaggio! Forza, è ora di andare.
Così i pastori iniziarono il loro viaggio, senza mappa né guida, solo con la fede nelle parole dell’Angelo e un desiderio ardente di contemplare il Messia. La comitiva camminò, camminò e camminò, tra “gloria” e “alleluia”, finché non scorsero una grotta molto illuminata in cima a una collina. “Certamente starà lì!”, pensarono tutti.
In quello stesso istante, però, Bethel – la pecorella smarrita – venne in mente ad Anna. Lei allora si ricordò del passo di Isaia: “Eravamo come pecore smarrite”. E meditò in cuor suo: “Così siamo noi, più della povera piccola Bethel. Ma Dio non ci ha abbandonato, perché è nato il Salvatore di…”
— Beee!
“Questo belato mi è familiare… Sembra della mia piccola Bethel!” Anna si guardò intorno e vide una figura che saliva in direzione della grotta. Si affrettò piena di speranza per raggiungerla, ma, quando si trovava ancora a una certa distanza, ecco che un uomo afferrò la pecora e si perse nell’oscurità della notte.
— Oh, no! Sono sicura che era Bethel. Lei appartiene al mio gregge! – gridò la pastorella.
Pietro, suo padre, rendendosi conto di ciò che stava accadendo, la mise in guardia:
— Figlia mia, avanti! Dobbiamo saper sacrificare il buono per ciò che è ottimo. Dio ti ricompenserà per aver rinunciato alla tua pecorella. Il Messia ci aspetta!
Giunti alle porte del luogo – che sembrava più una cattedrale, tanto grande era la benedizione che vi aleggiava intorno – i pii contadini si radunarono, pieni di venerazione e di rispetto.
— Lo vedremo? – sussurrò un pastore.
— Shh! Aspettiamo – rispose un altro.
Fu allora che, dall’interno della grotta, venne loro incontro un uomo nobile, distinto e molto paterno, un degno figlio di Davide, che disse loro con singolare affetto:
— Figli miei, vi stavamo aspettando! Maria, la mia Sposa, vi chiede la bontà di entrare. Volete?
Attoniti ed euforici, i pastori entrarono nella grotta.
Anna diede un’altra occhiata in giro prima di entrare, sperando di trovare Bethel.
— Piccola mia, vuoi vedere il Bambino Gesù? – le chiese il Santo Patriarca.
Quella voce maestosa e traboccante d’affetto risuonò per Anna come una musica, un invito alla fiducia.
Povero Tempio di Gerusalemme… Quelle fredde pietre superavano qualsiasi palazzo. Coloro che lì entravano si immergevano in un’atmosfera di gioia estasiata e di sublime raccoglimento, frutto di uno dei più grandi misteri della nostra Fede, l’Incarnazione di Gesù Cristo.
Al centro della grotta si trovava una Signora che era la serenità in persona, Maria Santissima, contentissima di tenere tra le sue braccia il Dio che lei poteva chiamare “Figlioletto”. I pastori erano inginocchiati intorno alla Madre e al Bambino appena nato; tranne Anna, che era stata l’ultima ad entrare.
La Madonna posò il suo sguardo su di lei e con un gesto la chiamò vicino a Sé. Prendendo la mano di Anna, le fece accarezzare il suo Bambino che dormiva. In quel momento il Divino Infante, aprendo gli occhietti, vide la bambina e sorrise. Poi, togliendo la sua manina da sotto la coperta che Lo riscaldava, le indicò il lato sinistro.
O sorpresa! Anna vide proprio accanto al Bambino la sua pecorella Bethel, messa lì dal Patriarca San Giuseppe.
Nella nostra storia, è così che la pastorella trovò la sua pecorella smarrita. Nella realtà, però, Anna e tutta l’umanità traviata dal peccato sono le pecorelle smarrite che il Buon Pastore ha trovato e ha salvato assumendo la nostra debole natura.
Fonte: Rivista Araldi del Vangelo - dicembre 2021.
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