In questi tempi dominati dall’agitazione e dalla tristezza, sono sempre più numerose le persone che confidano nella materna intercessione di Donna Lucilia presso il Sacro Cuore di Gesù. E non sono deluse…
Nell’affetto materno che Donna Lucilia dimostra ai suoi devoti, ci sono senza dubbio profondi riflessi della suprema bontà di Maria Santissima. Forse è questo il motivo per cui conquista sempre più cuori.
Sentendosi deboli davanti a difficoltà insormontabili e indifesi di fronte a pericoli e afflizioni, molti hanno fatto ricorso alla protezione di questa affabile signora, fiduciosi nel suo potere di intercessione presso il Sacro Cuore di Gesù. E non sono stati delusi.
Ecco alcune testimonianze di persone che hanno sperimentato l’effetto della sua soave e incoraggiante compassione in questi tempi dominati dall’agitazione e dalla tristezza.
Quando le soluzioni umane falliscono…
Abituato a chiedere l’aiuto di Donna Lucilia e ad invocarla costantemente nelle difficili situazioni che affronta nella sua professione, il Dott. Carlo Alberto Barreneche Osorio, colombiano residente nello Stato del Pará, ci scrive segnalandoci i numerosi favori ricevuti durante le sue esperienze mediche nelle precarie regioni del nord del Brasile.
“Ogni volta che ho un caso che mi sfugge di mano come medico, cerco di chiedere un miracolo. E i miracoli io li chiedo a Donna Lucilia e al Dott. Plinio, che sempre mi assistono. È realmente Dio che, attraverso il loro aiuto, mi aiuta a salvare quelle vite”. Tra i numerosi casi da lui testimoniati, il Dott. Carlo Alberto ne evidenzia due recenti, che hanno avuto luogo nel comune di Anapu.
“Nel gennaio di quest’anno, una bambina è arrivata all’ospedale dove lavoro in stato convulsivo a causa dellafebbre, comune nella regione in cui sono in servizio. Questa bambina, tuttavia, è rimasta più di quattro ore in questo stato, e un quadro come questo può causare la morte o lasciare sequele in un bambino.
“Ho eseguito la medicazione di protocollo, il Diazepam, ma le convulsioni non si sono fermate. Ho preparato, allora, una seconda fiala e, poiché i sintomi non si attenuavano, ho iniziato con il raffreddamento, con il Dipyrone… Ho utilizzato anche la Fenitoina, un altro farmaco anticonvulsivo e, infine, il Midazolam, un anestetico usato negli interventi chirurgici per intubare e addormentare. Anche con alte dosi di questo farmaco, la crisi non si risolveva…”
Esauriti i mezzi umani per risolvere lo stato della paziente e dopo quasi quattro ore di lotta, il Dott. Carlo Alberto decise di ricorrere a Donna Lucilia, affinché si occupasse di guarire la piccola che soffriva:
“La madre e il padre si inginocchiarono davanti a me e mi chiesero di salvare la loro figlia. Io, in preda all’angoscia, senza sapere cos’altro fare, ho preso una piccola immagine di Donna Lucilia e ho fatto un segno della Croce sulla fronte, sul petto e sulle spalle della bambina… È stato incredibile: in due minuti si è ripresa come se nulla fosse accaduto”.
“Ho chiesto a Donna Lucilia che facesse un miracolo”
Anche il secondo fatto si è verificato in una situazione di urgenza:
“Quando sono entrato in servizio all’ospedale c’era una gestante ricoverata con ventisette settimane di gravidanza e diagnosi di distacco della placenta, che a qualsiasi età è una gestazione a rischio sia per la madre che per il bebè. L’unica soluzione era quella di eseguire un taglio cesareo, che sarebbe stato quasi come uccidere il bambino, perché certamente non sarebbe sopravvissuto. Ma se non avessi fatto nascere il bebè, la madre sarebbe morta…
“Non c’era quasi più tempo per tentare di salvare il bebè, che era già in insufficienza cardiaca. Così prima ho chiesto a Donna Lucilia di proteggermi e di fare un miracolo affinché il bambino sopravvivesse, in una realtà dove non abbiamo terapia intensiva, non abbiamo pediatria, non ci sono risorse e non c’è adequate per tenere una neonata di ventisette settimane e con un peso di settecento grammi…
“Ho deciso di fare il cesareo. È stato un intervento molto complicato, sia per la procedura stessa che per le circostanze…
“In entrambi i casi, sia della bambina convulsiva che della madre che probabilmente avrebbe perso il bebè, le famiglie sono evangeliche e hanno riconosciuto che è avvenuto un miracolo”.
“L’unica via era quella di rischiare e confidare in Dio e in Donna Lucilia”
Il Dott. Carlo Alberto menziona anche un altro caso verificatosi nella città
di Brasil Novo, con un’altra gestante in grave pericolo di vita che, per la mancanza di struttura dell’ospedale, lui non era in grado di assistere, se non con uno speciale aiutoceleste:
“È arrivata al pronto soccorso in condizioni molto gravi con preeclampsia e sindrome di Hellp. Ho chiesto aiuto agli ospedali regionali di appoggio, ma hanno detto di non avere un letto né per il bambino né per la madre. Allora, per non perderli entrambi, l’unico modo era rischiare e confidare in Dio, in Donna Lucilia e nel Dott. Plinio, che mi aiutassero. Ho spiegato alla famiglia che avrei fatto l’intervento chirurgico, ma che la paziente rischiava di avere un arresto cardiorespiratorio in sala operatoria.
“Il problema di questa gestante è stata l’emorragia che ha avuto dopoil cesareo. Ho pensato che l’avrei persa. Neanche l’utero si contraeva. Grazie a Dio tutto è andato bene. Come in ogni miracolo, non ci sono stati effetti collaterali”.
Aiuto a un giocatore di football dell’Arabia Saudita
Donna Lucilia si è dimostrata sollecita ad aiutare non solo in Brasile ma, come ci racconta Renato Chaves nella sua dichiarazione, persino in Medio Oriente. E, quale madre estremamente prodiga che è stata durante la sua vita terrena, sembra particolarmente impegnata ad assistere i genitori che pregano per i loro figli, anche nelle circostanze più insolite.
“Mio figlio, Renato Chaves Junior, giocatore di football di ventinove anni è stato ingaggiato nell’agosto 2018 per giocare come difensore per una sola stagione nel Club Al-Wehda di Jeddah, in Arabia Saudita. Ha svolto molto bene il suo ruolo, al punto di diventare titolare assoluto per tutta la durata del campionato.
“Nel gennaio 2019, il consiglio direttivo del Club Al-Wehda ha rinnovato il suo contratto per altre tre stagioni, cioè fino al 2021. Tuttavia, il presidente del club, che è anche il principe locale, ha nominato un nuovo consiglio sportivo per la stagione di luglio 2019. Fin dal primo allenamento, mio figlio, fino a quel momento titolare assoluto, è passato nella squadra di riserva. Il nuovo allenatore ha detto che avrebbe portato i suoi giocatori e, per questo motivo, non sarebbe stato di suo interesse tenerlo nella squadra dell’Al-Wehda.
“Di fronte a questa situazione degradante in cui l’allenatore lo ha messo, il consiglio direttivo del club gli ha proposto di attribuirgli solo il cinquanta per cento del contratto. Mio figlio, però, non ha accettato e, di conseguenza, è stato escluso dalla squadra, dovendo allenarsi isolato dal gruppo”.
Preoccupato per le condizioni del figlio, il padre, che si trovava in Brasile, ha iniziato a pregare, chiedendo in modo speciale l’aiuto di Donna Lucilia:
“Mentre mio figlio soffriva per l’allontanamento dall’elenco principale, io, come padre, pregavo tutti i giorni la Madonna di Aparecida, chiedendo l’intercessione di Donna Lucilia”.
La situazione si è inaspettatamente risolta e ancor prima del termine della seconda stagione, Renato aveva già ottenuto il ripristino della sua posizione:
“Il 24 luglio 2019 è iniziato il Campionato Saudita e, come previsto, mio figlio Renato non era stato inserito. Tuttavia, subito nella prima partita sotto il comando del nuovo tecnico, il Club Al-Wehda ha avuto un pessimo risultato, perdendo 2-0 contro la squadra avversaria, il che ha provocato un’enorme rivolta tra i tifosi.
“I tifosi non solo erano insoddisfatti del catastrofico risultato, ma erano anche indignati per il fatto che mio figlio non fosse inserito nel Campionato Saudita. Il clamore è stato tale che alcuni tifosi, come forma di protesta, hanno addirittura lanciato alcuni oggetti contro il consiglio direttivo, contro il rincipe/presidente, e non si sono fermati lì… Per la sorpresa del consiglio, del nuovo tecnico e soprattutto di Renato, i tifosi che erano allo stadio hanno cominciato a gridare: ‘Renato Chaves’.
“Allora, dopo quella prima partita, il direttivo, con molto timore, chiamò mio figlio per parlare e gli chiese di dimenticare l’episodio, dicendogli che sarebbe stato iscritto nel Campionato Saudita. Egli tornò ad allenarsi con la squadra principale e, per migliorare, fu convocato come titolare per la seconda partita del club.
“Nonostante la sconfitta della squadra, mio figlio è stato ancora una volta sorpreso dalla tifoseria che haapplaudito la sua prestazione in campo. Oggi, Renato Chaves è ancora nella squadra e sta gradualmente guadagnandosi il sostegno dei tifosi.”.
“Ho sentito un soffio, come se il suo scialle cadesse sulle mie spalle”
Anche Angela Graziella dos Santos Lopes Costa, di São Carlos (Brasile), è stata favorita in modo speciale dall’intercessione di Dona Lucilia, quando era disoccupata.
“Sono stata licenziata dall’azienda in cui ho lavorato per sette anni. A partire da allora, è cominciata la mia saga per rimettermi sul mercato del lavoro. Sono stati inviati molti curriculum e, nonostante la mia formazione e la mia esperienza, non ho avuto successo…
“Ho compreso che l’aiuto doveva venire dal Cielo… Ho fatto alcune novene, delle penitenze, ho chiesto a San Giuseppe e alle anime del Purgatorio, ma non ho ottenuto alcun ritorno, per lo meno terreno.
“Avevo bisogno di aiuto per le bollette domestiche e la mia indennità di disoccupazione stava finendo. Purtroppo le cose sarebbero diventate molto difficili con solo mio marito al lavoro. Quando mi ha detto che sarebbe andato a lavorare in bicicletta per risparmiare carburante, il mio cuore ne è stato sconvolto…”
Venuta a conoscenza di alcuni casi di grazie ricevute per intermediazione di Donna Lucilia, Angela ha deciso di ricorrere alla sua intercessione:
“In quel momento ho avuto la certezza che lei mi avrebbe aiutato. Sono andata nella stanza dove abbiamo un quadro di Donna Lucilia, mi sono inginocchiata e ho parlato con lei. Ho sentito un soffio molto forte, come se il suo scialle cadesse sulle mie spalle. Ho detto una preghiera e le ho intonato un canto”.
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