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Le reliquie di San Pietro

 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi;ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi” (Gv 21, 18). Con queste parole, Gesù Risorto faceva prevedere all’ostinato e rude pescatore della Galilea le sofferenze che attendevano il primo Papa.


  “Quo vadis, Domine?”

“Domine quo vadis”

“Domine quo vadis”


  Che si sia ricordato di questo episodio l’anziano Pietro quando, più di 30 anni dopo, fuggendo da Roma su consiglio di Lino e altri cristiani, si imbatté sulla Via Appia nel Divino Maestro? “Quo vadis, Domine? — Dove vai, Signore?”, chiese Pietro. E Nostro Signore gli rispose che stava andando a Roma per esser crocifisso al posto dell’Apostolo… Pentito, il discepolo ritornò immediatamente a Roma dove avrebbe affrontato eroicamente il martirio.1 Processo, sentenza di condanna, esecuzione immediata; così si successero con rapidità i fatti. Su sua propria richiesta, Pietro spirò crocifisso col capo rivolto verso il basso perché non si considerava degno di morire come il suo Divino Maestro. Tolto il corpo dal patibolo, un piccolo e timoroso corteo accompagnò i resti mortali del Pescatore e diede loro una frettolosa sepoltura.


  L’esecuzione avvenne nel Circo di Nerone, situato ai piedi del Mons Vaticanus, probabilmente il 13 ottobre del 64. Il luogo della sepoltura non era molto distante da lì, poiché era costume seppellire i giustiziati il più vicino possibile al luogo del supplizio. Inoltre, il timore di rappresaglie li indusse a farlo in un tumulo discreto, che non richiamasse l’attenzione di eventuali profanatori.


  Costantino erige una Basilica


  Il monte Vaticano, che non fa parte dei sette colli di Roma, era in quel tempo fuori dai confini della città. Solo molto dopo, nel IX secolo, l’Urbe inglobò quella regione situata sulla riva opposta del Tevere. All’epoca, essa ospitava solo il suddetto circo, la cui costruzione era stata iniziata da Caligola e portata a termine da Nerone, che le diede il nome, e una necropoli, poiché i cimiteri non potevano, secondo la legislazione romana, esser costruiti all’interno delle città.


  Nei primi tempi del cristianesimo, il luogo dove San Pietro fu sepolto era generalmente noto come il tumulo di San Pietro e San Paolo. Ma già nel IV secolo, terminato il periodo delle persecuzioni, Costantino fece interrare la necropoli, allo scopo di edificarvi sopra una chiesa dedicata al Principe degli Apostoli. Era un edificio imponente, più piccolo rispetto all’attuale Basilica, la cui costruzione ebbe inizio nell’aprile del 1506 e fu consacrata più di un secolo dopo da Papa Urbano VIII, il 18 novembre 1626. Fino a quel momento, tante erano state le vicissitudini per le quali era passata la Cristianità, che l’ubicazione esatta del tumulo si era persa, restando appena un ricordo generico della sua esistenza. Nell’anno della consacrazione della nuova Basilica, i lavori per stabilire l’Altare della Confessione del Bernini portarono alla scoperta di parte dell’antica necropoli, confermando parzialmente la tradizione immemorabile, ma le tecniche dell’epoca non permettevano di scavare sotto un edificio di quelle caratteristiche senza comprometterne la stabilità. È stato necessario aspettare…


  Il tumulo viene scoperto… ma vuoto


  I progressi tecnici del XX secolo fecero sì che, nel 1930, un’equipe di specialisti diretta da Mons. Ludwig Kaas desse inizio a nuovi scavi. I lavori si protrassero per tutti gli anni ‘40, e nell’Anno Santo del 1950, nel suo messaggio di Natale Papa Pio XII annunciò ufficialmente il risultato: un’edicola che tutto indicava essere il tumulo di San Pietro era stata scoperta, ma le ossa dell’Apostolo non c’erano.


  Tre anni dopo, esse sarebbero state finalmente trovate, nascoste in una parete laterale. Affiorarono nuovi dati che consolidarono le ricerche precedenti stabilendo che si trattava realmente del tumulo del Principe degli Apostoli. Particolarmente importanti in quel momento furono i lavori di un’equipe diretta dalla criptografa Margherita Guarducci, che decifrò nel luogo degli scavi un’antichissima iscrizione in greco: “Pietro è qui”.


  I frammenti di ossa trovati, otto in totale, erano avvolti in un preziosissimo panno di porpora e oro. Attraverso meticolose indagini, si individuò la loro appartenenza a un uomo anziano, tra i 60 e i 70 anni di età, che era vissuto la maggior parte della sua vita in Galilea, nelle prossimità del Lago di Tiberiade.


Trovate e identificate le reliquie di San Pietro


  Il 26 giugno 1968 Papa Paolo VI annunciò finalmente alla Cristianità che le reliquie di San Pietro erano state identificate: “Sono stati trovati i sacrosanti resti mortali del Principe degli Apostoli, di colui che fu eletto dal Signore fondamento della sua Chiesa e a cui il Signore consegnò le somme chiavi del suo Regno, con la missione di pascere e riunire il suo gregge, l’umanità redenta, fino al suo ritorno finale glorioso”. E coloro che hanno potuto venerare le ossa del Principe degli Apostoli hanno potuto sperimentare l’impressione che da quelle reliquie echeggiassero, trascorsi due millenni, le parole dette da Gesù: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno su di essa” (Mt 16, 18).

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1 Il fatto è narrato negli “Atti di Pietro”, uno dei più antichi apocrifi, scritto in greco nella seconda metà del II secolo. Anche sant’Ambrogio, già nel IV secolo, vi fa riferimento nel suo Sermo contra Auxentium de Basilicis Tradendis (ML 16, 1011).
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