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Immagine del redattoreAraldi del Vangelo

Un’atmosfera tipica degli innocenti.



Qual è il fondamento dell’imponderabile così sublime e difficile da esprimere che sentiamo nel Natale? Sarà soltanto un ricordo del passato o la forza di una semplice tradizione?


Innocenza… Questa soave ed elevata parola risuona tante volte nelle nostre orecchie come lo scampanio proveniente da una lontana cattedrale che conosciamo da molto tempo e il cui ricordo risale ai primi anni della nostra esistenza! Ma che cos’è esattamente l’innocenza?

Per prima cosa scartiamo la definizione superficiale e ordinaria secondo la quale l’innocente è equiparato all’ingenuo o allo stupido, come se si trattasse di termini sinonimi. Se così fosse, Nostro Signore Gesù Cristo non l’avrebbe esaltato con le sue parole: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio” (Lc 18, 16). Infatti, l’innocenza conduce l’anima infantile a vedere tutto in proporzioni favolose, contribuendo a elevare lo spirito, aguzzare la perspicacia e stimolare l’immaginazione. Ma l’innocenza non si riduce soltanto a questo… Per comprendere bene il suo profondo significato, niente di meglio che analizzare un po’ l’ambiente del Natale. Verdi ed eleganti pini sono ornati da ornamenti multicolori; luci di colori differenti ornano le facciate delle case e monumenti pubblici; gustosi piatti e dolci, doni e innumerevoli sorprese circondano questi giorni di gioiosa aspettativa.


Nel corso della Storia, questi e quei popoli hanno respirato l’atmosfera innocente emanata dalla Grotta di Betlemme e l’hanno dispiegata in manifestazioni diverse, in accordo con le sue qualità e luce primordiale.1 Così, la ricca collezione di prelibatezze, ornamenti, luci e tradizioni natalizie che oggi conosciamo, forma nel nostro spirito un insieme armonico e coerente che incanta per la ricchezza e varietà di sfumature.


Ora, qual è il fondamento di questo imponderabile comune così sublime e difficile da esprimere? Sarà soltanto un ricordo del passato o la forza di una semplice tradizione?


La risposta a queste domande sta nella vera innocenza, che genera un’attrazione naturale per tutto quanto è elevato e una grande capacità di discernere e amare, a prima vista, il bello, il buono e il vero. È una partecipazione alla gioia della creazione per la venuta del Salvatore nel mondo.


Come i bambini vivono nel loro paradiso primaverile, si tende a pensare che solamente a loro sia riservato di possedere questa visione meravigliosa di tutte le cose; tuttavia, l’innocenza deve comprendere tutta la vita dell’uomo, dagli albori dell’infanzia fino alle soglie dell’eternità.


Secondo illustri tomisti, la verità è aristocratica, poiché appartiene a pochi. Questo si applica in qualche modo all’innocenza e, di conseguenza, all’atmosfera natalizia, poiché pochi sono coloro che, non avendo macchiato la loro anima con gli orrori del peccato mortale, mantengono una visione cristallina partecipe della stessa visione divina in relazione alle sue creature. Così, il termine innocente acquisisce il suo vero significato, in accordo con la tradizione bimillenaria della Santa Chiesa: un’anima candida, pura, senza macchia, che non ha macchiato la sua tunica battesimale.


1)Così Plinio Corrêa de Oliveira chiamava l’insieme di desideri particolarissimi, frutto combinato della grazia e della natura, che conducono ogni persona o gruppo di persone a riflettere in modo unico le infinite perfezioni di Dio.


Rivista Araldi del Vangelo Dicembre 2017


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