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“Vecchi”… come certi vini



Quante volte le nostre anime possono sentirsi come una bottiglia di vino custodita in una buia cantina, che il Divino Dispensiere non sembra nemmeno DegnarSi di guardare… Però, al momento opportuno Egli verrà a farci visita.


In questa Terra ereditata da Adamo, tutto quello che è materiale è irrimediabilmente condannato a perire: i fiori appassiscono, gli alimenti si deteriorano, la salute umana si consuma, gli edifici si trasformano in rovine… Solo un fattore è necessario: il tempo.


Tuttavia, per alcune sostanze, come certi vini, il decorrere degli anni sembra avere l’effetto contrario. Ognuna delle sue numerose varietà fermenta a un ritmo proprio e dopo un periodo di riposo – sia in botti di rovere, sia nella stessa bottiglia meticolosamente riposta in cantina –, entra nel suo periodo di maturazione.


Per lo champagne e altri vini, questo può esser molto breve. Ma i più rinomati rossi di Borgogna o Rioja, le cui caratteristiche si forgiano con la lenta interazione tra il mosto fermentato e il legno, daranno il meglio di sé solo dopo essere maturati nella bottiglia per venticinque trenta o cinquant’anni. E anche dopo aver raggiunto il loro apogeo, possono mantenere per alcuni altri decenni – e persino secoli! – l’eccellenza del loro bouquet. Per questo si dice che il vino quanto più è vecchio tanto meglio è!


Durante la fermentazione, però, il pericolo che il mosto si converta in aceto è grande, poiché l’alcool, entrando in contatto con l’ossigeno, si trasforma con facilità in acido acetico. Affinché questo non succeda, sono necessarie cure speciali e, soprattutto, si deve rispettare il processo adeguato al tipo di vino e alla varietà che si desidera ottenere.


Immaginiamo ora una bottiglia di vino che, nel freddo e nell’oscuro silenzio della cantina, sia capace di sentir passare la cuoca. Lei va a prendere nella dispensa alcuni ingredienti per fare il pane, sceglie i migliori formaggi da servire, ma non getta uno sguardo in direzione della cantina, nemmeno di disprezzo.


“Questa volta era distratta… la prossima occasione sarò scelto!”, pensa il vino della bottiglia.


Gli anni passano e la dispensa viene incessantemente rifornita. La cuoca va in pensione, la sostituisce una più giovane e, nel frattempo, il vino rimane nella sua bottiglia, sullo scaffale, senza cambiare nemmeno di posizione. Lo strato di polvere che la copre diventa più spesso e il tappo, secco e fragile.


Infine, in un giorno come tanti altri, la porta della dispensa si apre e si sentono i passi di qualcuno che si dirige in cantina. Siccome questa medesima scena si è ripetuta per tanti anni, il nostro vino vecchio non le dà la minima importanza: chi si può mai interessare di una povera bottiglia dimenticata in un angolo impolverato?


Invece, subito sente la voce del capofamiglia che dice: – Oggi è giorno di grande festa!

Da molto tempo tengo da parte un vino speciale in attesa che diventi raffinato.

E la bottiglia sente una mano che, con cautela, la solleva ed esclama: – Ora, sì, è all’altezza!

Il padrone di casa, lasciando il vino tanto tempo da parte, gli ha fatto del male o del bene? Senza dubbio del bene, poiché gli ha dato l’opportunità di ottenere una sublimità irraggiungibile senza l’attesa.

Così anche per noi. Quante volte le nostre anime possono sentirsi come una bottiglia conservata in un’oscura cantina, e che Dio non sembra neppure degnare di uno sguardo!… Con frequenza, attraversando circostanze difficili e chiedendo aiuto al Cielo, possiamo avere l’impressione che la Provvidenza non ci ascolti. In realtà, chi sopporta con fedeltà le attese di Dio va, come il buon vino, salendo gradini verso la perfezione.


Si deve, però, stare attenti a che l’anima non “diventi aceto”, poiché lo spirito umano è fragile e facilmente si lascia abbattere dallo sconforto. In questo caso, il risultato dell’attesa sarà molto diverso da quanto ci si aspettava…


Dio sa il tempo di maturazione adeguato per tutti. Al momento opportuno Egli verrà a farci visita. E non è che dobbiamo essere necessariamente “vecchi” come certi vini. Nella cantina dell’Altissimo ci sono vetusti e complessi “bourgogne”, ma anche “champagne” d’incomparabile leggerezza, freschi “rovere” e aspri “vinelli ”, e il Divino Dispensiere sa aspettare il tempo esatto per ciascuno di loro.


Rivista Araldi del Vangelo – Gennaio 2016

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