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Novena di Natale – Settimo giorno.



San Giuseppe (recitare il 22 dicembre)


Su un santo di così alto calibro ci sarebbe da scrivere un’enciclopedia! San Giuseppe è stato scoperto dalla Chiesa lentamente lungo i secoli uscendo a poco a poco dall’ombra fino ad arrivare a un certo riconoscimento sotto il pontificato del Beato Pio IX che lo proclamò Patrono della Santa Chiesa. Tuttavia, ancora è non stato apprezzato tanto quanto merita.


Al giorno d’oggi, abbiamo a disposizione un approfondimento dottrinale importante sulla sua figura discreta e affascinante. Il recente libro di Mons. João Scognamiglio sul glorioso Patriarca contribuisce di molto a proiettare in piena luce lo straordinario volto spirituale di San Giuseppe e offre indicazioni su come la Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, deve amarlo. Scritto con chiarezza e pietà, il volume diviene al contempo molto leggibile e di pregiata ricchezza teologica.

Nei nostri presepi, tuttavia, San Giuseppe si presenta riservato, pienamente assorto sul Bambino, da lui contemplato con trasporti di affetto e adorazione, e sentitamente raccolto. Il suo ruolo nei pressi di Gesù è d’inestimabile importanza. Il fatto che Iddio abbia voluto affidare a un uomo i suoi più cari tesori, Gesù e Maria, ci dice tutto sul nostro amato Patriarca, che può essere considerato senza indugio l’uomo di fiducia della Santissima Trinità. Una parola, però, tratta dal Vangelo di San Matteo sintetizza la personalità di San Giuseppe. Infatti, di lui è detto che era un “uomo giusto” (Mt 1, 19).


La parola “giustizia” nel linguaggio biblico ha un senso più largo che ai nostri giorni. Essere “giusti” nelle Scritture significa essere proprio buoni, ossia, santi. In questo stesso senso si deve intendere anche una delle più belle beatitudini proclamate dal Signore: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5, 9). Ed è proprio questa promessa di Gesù che desta luce su un aspetto poco messo in rilievo della santità dello Sposo verginale di Maria. Sì, San Giuseppe, oltre ad essere un uomo dalle grandi aspirazioni, fu proprio affamato e assetato di santità. Ecco il motivo per cui ha potuto raggiungere la vetta della più alta montagna sulla quale poté convivere in purezza perfetta e in fervore di carità con il Figlio di Dio e con la sua Santissima Madre.


San Giuseppe, al di sopra di ogni velleità umana sia genealogica, per il fatto di essere lui il primogenito della stirpe di Davide, sia mondana, per i doni spirituali e umani di cui era dotato, fece la sua scelta preferenziale per la santità. Il premio se lo guadagnò già su questa terra, e ancor di più nell’eternità.


La figura gentile, attraente e virile di San Giuseppe, situata nel presepe sempre accanto a Maria nell’atto di adorare insieme a Lei il Figlio di Dio appena nato, ci ricorda che la strada della felicità, della vita e della realizzazione personale non è che quella della santità, consistente nella fiducia più completa in Dio e nel santo abbandono tra le sue mani. Così fu San Giuseppe, docilissimo alle indicazioni degli Angeli, a cui obbediva al minimo cenno come un bambino innocente ai suoi cari genitori. Siamo pure noi anime affamate e assetate di santità, cerchiamo la mèta più bella, più alta, e ne saremo saziati! Questo è l’invito che San Giuseppe ci rivolge in questo periodo natalizio.



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